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Come diventare un comico, o meglio: come tirare fuori il comico che c’è in te

2021-04-19 09:00

Marica Musumarra

Professione artista, Approfondimento, Rubriche e Format, Arti sceniche,

Come diventare un comico, o meglio: come tirare fuori il comico che c’è in te

Imparare a tirare fuori il comico che è in te non è difficile: parola di Domenico Lannutti!

Comico si nasce, non si diventa. Basta solo lavorare per scovare e tirare fuori quello che c'è già dentro ognuno di noi. Come? Ce lo spiega Domenico Lannutti, attore, regista, mago e soprattutto comico!

Il ruolo del comico, si sa, è quello di far ridere il proprio pubblico: tra gag, battute, gesti divertenti e scene spesso surreali, cerca di divertire chi lo sta guardando e, in molti casi, di far passare messaggi più profondi e spunti di riflessione.

 

Ma come si fa a diventare un comico? Più facile a dirsi che a farsi: e il motivo ce lo spiega Domenico Lannutti, attore, mago, insegnante, regista e, ovviamente, anche comico!

 

Perché proprio il comico?

 

Domenico Lannutti proviene da una famiglia di contadini e venditori ambulanti e, finito l'isituto tecnico nautico, decide di iscriversi alla Facoltà di Economia e Commercio di Bologna, senza sapere che poco prima della laurea la sua vita sarebbe completamente cambiata “Nella mia vita ho venduto davvero di tutto - racconta - seguendo l’esempio dei miei parenti, poi ho deciso di andare all’università e a soli 4 esami dalla laurea mi sono iscritto a un corso di teatro. Sono stato spinto da semplice curiosità e (lo ammetto) per conoscere nuove ragazze!” e spiega che, dopo poche lezione, partecipa a un provino per mettere in scena “La bisbetica domata” di Shakespeare: “Il regista cercava urgentemente nuovi attori e, tra tanti, scelse proprio me. Si chiamava Guido Ferrarini, e per me è stato un grande maestro di vita. Non solo ha dato il via alla mia carriera, ma è stato anche il primo a dirmi ‘hai un comico dentro e non lo sai’. Per me era solo un’avventura, non avevo certo idea di come sarebbe andata a finire; invece ha ritagliato dei ruoli comici studiati appositamente per me e abbiamo lavorato insieme per tanti anni” continua, sottolineando come il suo futuro si sia delineato davanti ai suoi occhi per caso ma, allo stesso tempo, in modo estremamente chiaro

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Una domanda, però, sorge spontanea: perché proprio il comico? “Secondo me, ognuno di noi deve avere uno o più sogni - spiega Domenico - e quando non ce l’hai, è necessario cercarlo. Gli obiettivi sono come dei magneti che attirano le soluzioni che servono per essere raggiunti: io, fino ai 25 anni, non sapevo assolutamente cosa avrei fatto nella mia vita e mai avrei pensato di diventare un attore; ma quando ho scoperto il comico e mi sono ritrovato in questo mondo, ho sentito di aver trovato la mia vocazione” afferma, dichiarando di sentire, finalmente, di coincidere con se stesso, come se avesse trovato la sua strada e la sua vera essenza.

 

E a proposito di vocazione, dichiara: “Spesso si sente parlare di talento, ma quest’ultimo non sempre coincide con la propria vocazione: puoi essere bravo a fare qualcosa, ma non è detto che questo ti renda felice”.

“La scoperta del comico in me è stato un viaggio, alla fine del quale ho trovato me stesso. E quando l’ho capito, mi sono dedicato solo a questo”

La risata come risposta esistenziale

Generalmente, si tende a pensare che la risata sia la conseguenza a qualcosa che diverte ed è, ovviamente, una questione molto soggettiva. Eppure, per Lannutti assume un altro significato, molto più intimo e trascendentale: “Un comico, per antonomasia, deve far ridere. Esistono tanti tipi di risata, tra l’altro, e io la intendo come una reazione emotiva a uno stimolo comico o umoristico. Ma non solo: per me, la risata è anche una delle tante risposte esistenziali al senso della vita. Fin da piccolo mi sono sempre chiesto perché fossi al mondo, quale fosse il mio scopo; ecco, la risata è stata salvifica, liberatoria, perché mi ha aiutato a vedere le cose da un altro punto di vista e ad accettare l’aspetto paradossale della vita” racconta, evidenziando come anche il senso dell’umorismo sia molto importante, perché permette a chiunque lo scopra e lo coltivi di notare il lato comico di ogni situazione e di trasformare l’imprevisto in una grossa risata. 

“Io ho trovato la mia missione: mi sento al servizio della risata, della meraviglia, dello stupore, dell’incanto”

Il potere salvifico dell’umorismo

 

Pirandello, nel suo saggio “L’umorismo”, fa una netta distinzione tra avvertimento del contrario e senso del contrario. Ecco, è quando si riesce a cogliere il secondo che si è in grado di cogliere l’altra faccia della medaglia che, in questo caso, sarebbe la risata.

Mark Twain, dal canto suo, affermava che “l’umorismo è l’arma più potente che noi abbiamo” e per Domenico è una verità assoluta: “L’essere umano si trova, ogni giorno, a combattere contro dei conflitti che non possono essere risolti - sostiene - ma vanno semplicemente vissuti. Proprio per questo, assumere un punto di vista comico può avere un’influenza estremamente positiva, perché aiuta a sdrammatizzare, a rendere tutto più leggero”.

 

“Personalmente - continua - ero una persona molto rigida. La scoperta del comico mi ha smussato, mi ha reso più leggero. Il senso dell’umorismo aiuta a vivere meglio, ha una forza incredibile. Se non ti liberi del tuo conflitto interiore, a lungo andare potrebbe diventare una malattia. Ecco, l’umorismo è una medicina che ti aiuta a liberarti dei pesi che ti porti dentro”.

“Chi impara a ridere di se stesso è come se avesse trovato un elisir di lunga vita”

In poche parole, riuscire a ridere dei drammi, delle paure, dei difetti, delle avversità è lo strumento migliore che abbiamo per sopravvivere.

 

Come tirare fuori il comico che si ha dentro

Non si impara a fare il comico; piuttosto, si trova il modo di tirare fuori il comico che c’è dentro ognuno di noi, così come spiega Domenico parlando di se stesso: “Il processo che ho seguito io è stato, all’inizio, un mix di pratica e teoria e poi ho iniziato a lavorarci su in modo approfondito, applicandolo anche durante i miei spettacoli. Ho sempre studiato con passione, collezionando libri e guardando video su video” racconta, dando un grande valore non solo alla dedizione, ma anche alla formazione. E continua: “Per me, il comico è uno psicotico che parla dei nevrotici. Sembra un paradosso, ma parlo di uno psicotico consapevole, che ha sviluppato il settimo senso, quello della meraviglia: prima si meraviglia lui, poi ci ride su, infine fa meravigliare gli altri” conclude, passando alla parte prettamente pedagogica.

 

Cosa serve per diventare un comico: la maschera individuale comica

E per chi volesse fare lo stesso mestiere? Quale dovrebbe essere il percorso da seguire? “Sicuramente il primo passo sta nell’imparare ad utilizzare il proprio strumento - spiega Lannutti - e quindi a fare l’attore attraverso una valida scuola di recitazione. Solo in un secondo momento si sceglie in cosa specializzarsi, declinando il mestiere di attore in modo da trovare la propria strada”. Infatti, ogni comico poi decide come comportarsi e cosa presentare durante uno spettacolo: “Alcuni comici portano sul palco un personaggio, altri optano per la loro persona, che io chiamo la propria maschera individuale comica: nel primo caso lo costruisci, ma nel secondo? Cosa si porta realmente in scena? Dopo anni di studi, sono arrivato alla conclusione che si tratti di “un sé o un gruppo si sé”, cioè i “sé performanti in azione” che possono essere scovati attraverso tecniche ben precise”.

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Per capire meglio la teoria di Lannutti, si può riprendere come esempio Pirandello con il suo “Uno, nessuno e centomila”: “Ogni persona indossa diverse maschere, scegliendone una in base al contesto di riferimento. Lo stesso credo anche io, ma la domanda è un’altra: quali maschere possono essere interessanti non solo per me, ma anche e soprattutto per il pubblico? Una volta individuate, il gioco è più semplice, perché si lavora solo su quelle selezionate portando sul palco la propria ‘prospettiva comica’. In pratica, è come se si scoprissero le proprie armi e si impari a usarle a proprio favore!” spiega, aggiungendo un elemento molto interessante: “Spesso queste armi coincidono proprio con i propri difetti: si tratta dell’imperfezione che diventa perfezione!”.

“Ogni uccello canta bene sul proprio ramo: devi capire qual è il tuo ramo, che uccello sei, cosa vuoi cantare e come cantarlo”.

L’importanza dello stile per un comico

Una volta trovata la propria prospettiva comica, si arriva a un traguardo molto importante: la scoperta del proprio stile: “Lo stile personale ti distingue dagli altri - continua - e ti permette di farti riconoscere. Mi sono accorto che, quando ho iniziato a parlare di me e della mia vita nei miei monologhi, a distanza di tempo le persone continuavano a chiedermi dei miei amici, dei miei familiari, dei miei personaggi. “Questo è un segnale molto rilevante, vuol dire che hai colpito”. 

 

Ma qual è il segreto per scovare lo stile più facilmente? “La domanda da porsi è: cosa sono in grado di evocare negli altri? Cosa pensa il pubblico quando mi vede? Da qui scaturisce il proprio colore, il proprio suono. Per me è talmente importante che cerco di aiutare i miei allievi a trovare il loro stile e, quando ci riescono, mi sento appagato. Non c’è niente di più bello che aver contribuito a far distinguere un artista!”. 

 

“Fai il comico se…

… vuoi imprare a ridere di te stesso affinché te stesso sia sempre felice” conclude Domenico, aggiungendo una seconda conclusione ai suoi consigli e alle sue riflessioni: “E fai il comico se, quando ti chiedi ‘perchè siamo qui?’ ci pensi un attimo e poi ti fai una risata!”.

Chi è Domenico Lannutti

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Attore, comico, mago, insegnante, autore, regista, formatore e dottore in economia e commercio.
 

Ha frequentato svariate scuole e laboratori: teatro, commedia dell’arte, tecniche di cabaret, istrionismo comico, clown teatrale, buffone, costruzione del personaggio, illusionismo, facoltà di economia e commercio.
 

Ha recitato in numerose commedie interpretando vari ruoli. Ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche sia nazionali che locali. Ha fatto parte della compagnia degli Gnorri capitanata da Natalino Balasso.

Ha avuto numerosi riconoscimenti come attore e come comico e con Buongiorno (Bekafilms) è stato il protagonista del corto più premiato della storia del cinema italiano.

 

Testimonial per la serie televisiva CSI Las Vegas per Fox International Channels (Italia Europa Asia) 
 

Parallelamente all'attività teatrale e di spettacolo, Lannutti svolge anche un'intensa attività pedagogica, collaborando con diverse scuole di teatro e con l’università di Bologna.
 

Attualmente è impegnato con i suoi spettacoli comici:
- Quando non c’è più scampo ci mangiamo la seppia! 
- Niente è permanente!(Come dice sempre il mio parrucchiere)
- All’inCirco Varietà e ZIRK Comedy con Gaby Corbo .

 

Dopo aver assistito ad uno spettacolo di Domenico Lannutti niente ti sembrerà più surreale della realtà


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